Proverbi piemontèis/s

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Sapiensa antica dël pòpol piemontèis
Copertin-a

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  1. S' ël caval a l'é bon e bel, varda nì rassa nì mantel = "Se il cavallo è buono e bello, non considerare la razza né il mantello".
  2. S' ël marì a l'ha pa doi tòch ed barbis, a sà gnanca a soa fomna dé d'ardrisas = "Se l'uomo non ha dei bei baffoni, non sa neppure imporsi alla moglie".
  3. S' ël médich a variss, ël sol a lo vëd; s'a lo massa, la tèra a lo stërma = Se il medico guarisce, il sole lo vede, se lo ammazza la terra lo nasconde".
  4. S' ël vej a lassa nen ël vin, valo a sërché ant l'àutr mond = "Se il vecchio non lascia il vino, vallo a cercare all'altro mondo", lo lascerebbe infatti solo dopo morto.
  5. S' ël vilan as ansitadin-a, a serca fin-a 'l làit ëd galin-a = "Se il contadino diventa cittadino, cerca persino il latte di gallina", il contadino arricchito dimentica anche il buon senso.
  6. S'a basta nen la pel dël leon giontje cola dla volp = "Se non basta la pelle del leone, aggiungi quella della volpe", se non basta la forza, aggiungi la furbizia.
  7. S'a butèissa 'l daré fòra dla fnestra, la rondolin-a a-j farìa la nijà = "Se mettesse il sedere fuori dalla finestra, la rondinella ci farebbe il nido".
  8. S'a ciapèisso ij fòj a mesdì, ti, a neuv ore it sarije pì nen = "Se prendessero i folli a mezzogiorno, tu alle nove non ci saresti più".
  9. S'a fà nen l'invern a fà nel l'istà = "Se non fa l'inverno non fa neppure l'estate".
  10. S'a fiòca an sla feuja, l'invern a dà pòca neuja = "Se nevica sulla foglia, l'inverno da poca noia": Se nevica presto, prima che siano cadute tutte le foglie, sarà un inverno mite.
  11. S'a fiòca 'l dì 'd Sant'Antòni, ancora vint dì 'd frèid = "Se nevica a Sant'Antonio, ancora venti giorni di freddo" (17 gennaio).
  12. S'a l'é 'd bon-a famija a torna = "Se è di buona famiglia ritorna". Nel caso si presti qualcosa con l'incertezza della sua restituzione; se qualcuno è venuto a farci visita ma non ci ha trovati, se un figlio dopo un litigio lascia la casa di famiglia. In questi, così come in innumerevoli altri casi, viene usata questa espressione per dire: "Se è di buona famiglia ritorna", ponendo come condizione il fatto che debba essere stato allevato in un certo modo, cioè al rispetto delle regole e dell'onestà. Questa situazione viene applicata non solo alle persone ma anche agli animali.
  13. S'a l'é nen supa a l'é pan bagnà = "Se izon è zuppa e pan bagnato", indifferente, praticamente uguale.
  14. S'a l'é nivol da part ëd Ast pija l'aso e butje 'l bast; s'a l'é nivol da part ëd Turin, pija l'aso e butlo an drint = "Se è nuvoloso da parte di Asti,prendi l'asino e mettigli il basto; se è nuvoloso dalla parte di Torino, prendi l'asino e mettilo dentro".
  15. S'a l'é pa vera ch'am casca la vòlta 'n sla cossa = "Se non è vero, mi caschi il soffitto sulla testa"..
  16. S'a l'é pa vera Nosgnor ch'am fasa sëcché man, pé e lenga = "Se non è vero, il Signore mi faccia seccare mani, piedi e lingua".
  17. S'a pieuv a Santa Bibian-a, a pieuv për quaranta dì e na sman-a = "Se piove a Santa Bibiana, piove per quaranta giorni ed una settimana" (2 dicembre).
  18. S'a pieuv al vënner sant, a pieuv tut magg = "Se piove di venerdì santo, piove tutto maggio".
  19. S'a pieuv o fiòca a la Candelòra, da l'invern i soma fòra = "Se piove alla Candelora, dall'inverno siamo fuori" (2 febbraio).
  20. S'a va nen i la foma andé = "Se non va la facciano andare": per darsi coraggio nel prospettare difficoltà e situazioni poco piacevoli. Può essere allo stesso tempo di rassegnazione, così come d'imposizione. Come a dire: se proprio non andrà per il verso giusto, faremo in modo che vada comunque.
  21. S'a veul pissé an sël sò, a deuv pissesse 'n man = "Se vuole pisciare sul suo, deve pisciarsi in mano", è una persona che non possiede nulla.
  22. Sacocin d'Olanda = "Teschio d'Olanda". Esclamazione di meraviglia, biasimo, risentimento, simile a: Sacaron, Sachërdisna, Sacaroto, Sacramento, Sacramondo, Sachërlot, Sacrenon, Sachërbleu, Crindo! Bërgnecheuite! Giuracan!
  23. Sagrinte nen che... = ...sta pur certo che...
  24. Sagrinte nen = "Non preoccuparti".
  25. S'a-i é 'd mosche a fërvé a venta scaodesse j'orije a mars = "Se vi sono mosche a febbraio, bisogna scaldarsi le orecchie a marzo".
  26. S'a-j bat nen contra 'l nas, a veul nen dì ch'a-i é la muraja = "Se non ci batte il naso, non vuole ammettere che c'è il muro".
  27. S'a-j dan ai brut, it jë ciape sùbit = "Se le danno ai brutti le prendi subito", le botte.
  28. S'a-j pias e l'é parèj e s'al pias nen ch'as cogia davzin = "Se gli piace è così e se non gli piace si corichi vicino".
  29. Salam ëd le cone! = "Salame delle cotiche!": sei uno sciocco, uno stupido, un tontolone.
  30. Salopassa = Sporcacciona, donna di malaffare, costretta a lavorare in ambienti sporchi e malfamati.
  31. Salut ëd l’Ave Maria = con l'articolo, "saluto dell'Ave Maria", suono delle campane alla sera.
  32. Saluté a l'é cortesìa, rësponde n'òbligh = "Salutare è cortesia, rispondere è obbligo".
  33. Salute e sòld, pas e alegrìa, 'n bel òm an compagnìa, 'l Paradis an cost mond e 'nt l'àutr: Nosgnor, i ciam pì nen d'àutr.
  34. Salvé la ghirba = "Salvare la ghirba". La ghirba è un otre di pelle che un tempo veniva usato per conservare e trasportare l'acqua da consumare in giornata. Salvare la ghirba significa non disperdere l'acqua preziosa soprattutto in quelle zone dove non se ne trova facilmente. E di conseguenza salvarsi la vita.
  35. S'am rincrèss! = "Quanto mi rincresce!". Quando si dimostra il massimo dispiacere per una cosa accaduta a se stessi o agli altri.
  36. San Bernardin a pija le vache e le pòrta ai pich, San Michel le pòrta al pian = "San Bernardino prende le mucche e le porta al picco, San Michele le porta al piano". Il momento dell'andata e del ritorno dall'alpeggi.
  37. San e dispòst = "Sano e disposto". Una persona aitante, forte, gagliarda.
  38. San Gal sùit, sent dì sensa pieuva = "San Gallo asciutto: cento giorni senza pioggia" Il 16 ottobre.
  39. San Silvester e Catlin-a a ven-o për tuti = "San Silvestro e Caterina vengono per tutti", la fine dell'anno e la morte (chiamata Catlin-a).
  40. Sansossì = Giocherellone. Deriva dal francese sans souci cioè senza affanno.inteso come persona che vive alla giornata, senza crucci, spensierata, che non si preoccupa di nulla.
  41. Santa Barbra e San Simon, delibreme da la lòsna e dal tron = "Santa Barbara e San Simone, liberarci dal fulmine e dal tuono".
  42. Santa Lussia ciàra, tuti ij mèis as vëdd për tèra = "Santa Lucia chiara, tutti i mesi si vede la terra": del periodo che in Piemonte nevicava abbondantemente. Se il giorno di Santa Lucia è una bella giornata, nevicherà poco, al punto che ogni mese sarà possibile veder spuntare la terra da sotto la neve.
  43. Sant'Antòni a baston-a ij mal vestì = "Sant'Antonio bastona quelli che si vestono male", Chi si veste leggero il 17 gennaio sarà "bastonato".
  44. Sant'Antòni pien ëd virtù, fame trové lòn ch'i l'hai perdù = "Sant'Antonio, pieno di virtù, fammi trovare ciò che ho perduto".
  45. Sapé 'nt la sabia = zappare nella sabbia, con il significato di "fare qualcosa di inutile".
  46. Sarà mej! = "Sarà meglio!". Quando qualcuno fa dietrofront su una decisione presa, venendo incontro alle nostre richieste. Quasi a dire: hai fatto bene, altrimenti sarebbero stati guai.
  47. Saré 'nt ël lìber ëd dla dësmentia = "Chiudere nel libro della dimenticanza", quando si vuole tagliare con il presente così come il passato, dimenticando ciò che è avvenuto. Altri detti simili: Buteje un mon ansima = metterci un mattone sopra; Campé daré dle spale = gettare dietro le spalle.
  48. S'as parla 'd na brava fomna, tùit i chërdoma ch'a sia la nòstra = "Se si parla di una brava donna, tutti crediamo che si tratti della nostra".
  49. S'as portèisso i guàj al mërcà as farìa gnun contrat = "Se si portassero i guai al mercato, non si farebbe alcun contratto". Sono generi comuni.
  50. S'as veul che l'amicissia as manten-a, na spòrta a vada e l'àutra a ven-a = "Se si vuole che l'amicizia si mantenga, una sporta vada e l'altra venga".
  51. S'at diso 'd campete ant un poss, ti 't campe? = "Se ti dicono di gettarti in un pozzo, tu ti butti?".
  52. S'at pias a l'é parèj, s'at pias nen a l'é parèj l'istess = "Se ti piace è così, se non ti piace è così lo stesso".
  53. Satanass = persona malvagia o furiosa e violenta.
  54. Sàussa 'd San Bërnard = "Salsa di San Bernardo". San Bernardo in una lettera indirizzata a un suo nipote scriveva che la fame fa buona ogni vivanda.
  55. Sàutabusson = "Salta-siepi". Persona volubile, che cambia facilmente idea, dimostrando di non avere una linea di condotta sicura.
  56. Sauté an bestia = "Montare in bestia". Chi viene preso dalla collera così da perdere l'uso della ragione, considerata qui come la caratteristica che distingue l'uomo dagli animali.
  57. Sauté da la tàula al lét = "Saltare dalla tavola al letto": una persona pigra e svogliata al massimo che una volta terminato di mangiare si mette a riposare.
  58. Sauté 'l fòss = "Saltare il fosso". Nei castelli medievali saltare il fossato era un'azione coraggiosa e talvolta decisiva. In senso metaforico il significato è pertanto quello di "prendere una decisione netta".
  59. Sauté la bara = "Saltare la sbarra", superare un qualche limite.
  60. Sauteje la mosca al nas = "Saltargli la mosca al naso". Una mosca che insiste a posarsi sul nostro naso provoca irritazione, fastidio e induce all'esasperazione. Il significato di questo modo di dire è, dunque, offendersi, adombrarsi.
  61. Savèj andova 'l diav a ten la coa = "Sapere dove il diavolo tiene la coda": chi la sa lunga e sa bene come muoversi ed è talmente scaltro da tenere testa anche al diavolo.
  62. Savèj ëd gnente = "Sapere di niente". Chi non sa di nulla è di fatto un "essere insipido".
  63. Savèj piumé l'òca sensa fela crijé = "Saper spiumare l'oca senza farla gridare", operazione impossibile.
  64. Sbërgiairé ij rat = "Mettere in, fuga i topi". Sbërgiairé significa mettere in fuga, spaventando. Ed è quello che succede quando si mette in subbuglio un casa quando si trasloca.
  65. Scapà da ca = "Scappato di casa". Appellativo che si dà ai classici discoli che ne combinano di tutti i colori, non rispettando le regole della famiglia, tanto da arrivare ad andarsene di casa per vivere la loro esistenza in modo precario e disordinato.
  66. Scapa travaj che mi i rivo = "Scappa lavoro che arrivo io!". Quando ci si imbatte in qualcuno considerato pigro, chi parla finge di rivolgersi direttamente a nome dell'ozio al lavoro e lo invita fermamente a prendere la fuga.
  67. Scapé l'aqua da sota le grondan-e = Fuggire l'acqua sotto le "grondan-e": peggiorare la propria situazione per aver cercato di fuggire a un pericolo, come chi per evitare di bagnarsi sotto la pioggia va a rifugiarsi sotto lo scolo di una grondaia.
  68. Scarpe e capel a fan l'òm bel = "Scarpe e cappello fanno bello l'uomo".
  69. Scarpe larghe e bicer pien e pija 'l mond coma ch'a ven = "Scarpe larghe e bicchiere pieno e prendi il mondo come viene".
  70. Scarpentà coma na masca = "Spettinato come una strega".
  71. Scarté 'l bagat = "Scartare il bagatto". Il bagatto è il primo tra gli arcani maggiori dei tarocchi e rappresenta il matto che nel gioco non andrebbe mai scartato. Viene chiamato in questo modo perché sulla carta è rappresentato un ciabattino che in piemontese è detto appunto bagat. In senso figurato significa non rigare dritto, fare il furbo, approfittare della buona fede degli altri, ricorrendo ad un comportamento astuto ma sleale.
  72. Scauda nen ël piss = "Non scaldare la pipì", una persona esasperata, incavolata, incollerita.
  73. Scàudesse la fricassà = "Scaldarsi le frattaglie", il fegato. Chi è arrabbiato. In senso metaforico vengono tirate in ballo le frattaglie, molto usate nella cucina piemontese e che vengono utilizzate assieme al fegato per preparare il "fritto misto".
  74. Schèrs da prèive = "Scherzo da preti". Uno scherzo da prete è una burla sgradevole ëd inaspettata, un brutto tiro spesso fatto dai più insospettabili. Nasce dalla tradizione anticlericale nelle regioni appartenenti agli Stati pontifici durante il Risorgimento.
  75. S-cianca frità = "strappa frittate": discolo.
  76. Scòla dla man lesta = "Scuola della mano lesta", quella che insegna ai giovani aspiranti ladri e a come mettere a segno le ruberie sin dall'infanzia.
  77. Scrive an sia schin-a = "Scrivere sulla schiena", "parlare alla spalle", quindi sta per criticare, sparlare, spettegolare, talvolta anche malignare.
  78. Scrive come na galin-a = "Scrivere come una gallina". Si dice di una grafia molto irregolare e disordinata, quasi illeggibile, simile ai segni lasciati da una gallina che razzola sul terreno.
  79. Scursé la pitansa = "Accorciare la pietanza". Quando stiamo pranzando e qualcuno arriva per darci una brutta notizia, magari ricordando un conto in sospeso o richiamandoci al dovere, il risultato è che ci rovina il pranzo ci toglie l'appetito necessario per terminarlo. Oltre che "interrompere il quieto vivere", in senso metaforico significa anche "tagliare i viveri".
  80. Se canta la ran-a la pieuva a l'é nen lontan-a = "Se canta la rana la pioggia non è lontana".
  81. Se ij cornajass a crijo 'd matin, la fiòca a l'é davzin = "Se i corvi gridano di mattina, la neve s'avvicina".
  82. Se ij desideri a a bastèisso tuti ij pòver a andarìo an caròssa = Se bastassero i desideri tutti i poveri andrebbero in carrozza!
  83. Se ij desideri a bastèisso, ij pòver a 'ndrìo tuti an caròssa = "Se i desideri bastassero, i poveri andrebbero tutti in carrozza".
  84. Se ij giovo a savèijsso e ij vèj a podèisso = Se i giovani sapessero e i vecchi potessero!
  85. Se j'erbe a buto la feuja prima dla fior, a j'é mach ëd fruta për jë sgnor = "Se gli alberi mettono le figlie prima dei fiori, c'è frutta solo per i signori".
  86. Se 'l càud a riva prima 'd San Gioann, a basta col për tut l'ann = "Se il caldo arriva prima di San Giovanni, basta quello per tutto l'anno" (24 giugno).
  87. Se 'l diav a treuva 'n vissios a-j dà sùbit ëd travaj = "Se il diavolo trova un vizioso, gli dà subito da lavorare".
  88. Se 'l foèt a fossa biava e le bëstemmie a tirèisso, tanti a l'avrìo un tir a quatr = "Se la frusta fosse biada e le bestemmie tirassero, tanti avrebbero un tiro a quattro (cavalli)".
  89. Se 'l gal as grata 'l daré, la pieuva a peul nen tardé = "Se il gallo si gratta il sedere, la pioggia non tarda ad arrivare".
  90. Se 'l matrimoni a durèissa mach n'ann, tuti as marierìo = Se il matrimonio durasse solo un anno, tutti si sposerebbero!
  91. Se 'l pecà a fussa virtù, tuti a sarìo sant = "Se il peccato fosse virtù tutti sarebbero santi".
  92. Se 'l segret a l'é 'n vista, contijlo sùbit a 'n giornalista = "Se il segreto è importante, raccontalo subito a un giornalista".
  93. Se 'l teren a l'é grass, ël vilan a va a spass = "Se il terreno è grasso, il contadino va a spasso".
  94. Se la ròba a l'é bin tnùa, a l'é mesa vendùa = "Se la roba è ben tenuta, è mezza venduta".
  95. Se la siala a canta de stember, cata nen ed gran da vende! = "Se la cicala non canta di settembre, non comprare del grando da vendere" (perché non ce ne sarà abbastanza per te).
  96. Se l'àbit dël pòver a l'é forà, col dël rich a l'é macià = "Se l'abito del povero è forato, quello del ricco è macchiato".
  97. Se l'invidia a fussa na maladìa, tut ël mond a l'avrìa = "Se l'invidia fosse una malattia, tutto il mondo l'avrebbe".
  98. Se l'ors a fà sué sò pajon, n'àutr invern a comensa = "Se l'orso fa asciugare il suo letto, inizia un altro inverno". Non si tratta di un orso, ma di Sant'Orso (1 febbraio).
  99. Se mia nòna a l'avèissa avù le roe a sarìa stàita un tram = "Se mia nonna avesse avuto le ruote, sarebbe stata un tram".
  100. Se na còsa a l'é da fé, as fà, pa da manca 'd buteje la firma = "Se c'è da fare una cosa, si fà, non c'è bisogno di metterci la firma", bando alle ciance, diamoci da fare.
  101. Se tùit ij mat a portèisso na brëtta bianca a smijerìo a 'n trop d'òche = Se tutti i matti portassero un berretto bianco, sembrerebbero un branco d'oche".
  102. Se tuti a ramasso dëdnans a sò uss, tut ël pais a l'é polid = "Se tutti scopassero davanti alla propria porta, tutto il paese sarebbe pulito".
  103. Se un a veul guadagné sensa travajé a deuv andé a scòla = "Se uno vuole guadagnare senza lavorare, deve andare a scuola".
  104. Se, ma, fòrse, a peul esse e chissà, a son sinch cojon da Adam an sà = "Se, ma, forse, può essere e chissà, sono cinque sciocchezze da Adamo in poi".
  105. Se, ma, fòrse, a peul esse e chissà, a son sinch cojon da Adam an sa = "Se, ma, forse, può essere e chissà, sono cinque coglioni da Adamo in qua".
  106. Second la candèila 'l prèive a àussa la vos = "A seconda della candela il prete alza la voce".
  107. Sed-te a tò pòst, e gnun at farà aussé = "Siediti al tuo posto e nessuno ti farà alzare".
  108. Segret coma 'l tron = "segreto come il tuono": ovvero sicuramente conosciuto da tutti.
  109. Segret confidà a l'é pì nen segret = "Segreto confidato non è più segreto".
  110. Segret d'un, segret ëd Dio; segret ëd doi: a l'é pì nen vòstr e segret ëd tre a l'é segret ëd tuti: "Segreto d'uno, segreto di Dio; segreto di due, non è più vostro; segreto di tre, è di tutti".
  111. Sëmné la povrà = "Seminare la cenere", rompere un rapporto affettivo (un'antica usanza).
  112. Sèmper a stenta chi mai as contenta = Sempre stenta chi mai si accontenta.
  113. Sèmpre bin a peul nen andé e sèmpre mal a peul nen duré = "Sempre bene non può andare e sempre male non può durare".
  114. Sempre bin a peul nen andé, e sempre mal a peul nen duré = "Sempre bene non può andare e sempre male non può durare".
  115. Sèmpre cioch e mai malavi = Sempre ubriaco e mai malato.
  116. Sèmpre gavé e mai buté, d'ògni montagna as ven al pé = "Sempre togliere e mai mettere, di ogni montagna si arriva al piede".
  117. Sensa crijé Savòja = "Senza gridare Savoia". "Savoia" era il grido del cavalleggeri quando partivano alla carica. Pertanto, in senso metaforico, non gridare Savoia, significa fare la cose in maniera discreta.
  118. Sensa Dé = "Senza Dio", essere privo di una fede religiosa. L'essere ateo per la cultura piemontese dei secoli passati era anche sinonimo di inaffidabilità. Dunque chi era senza Dio oltre ad essere un miscredente era una persona da tenere alla larga e di cui diffidare.
  119. Sensa dì nì un nì doi = "Senza dire né uno né due", chi si fa gli affari suoi senza dare spiegazioni a nessuno.
  120. Sensa gelosìa l'amor a vòla via = Senza gelosia l'amore vola via.
  121. Sensa la botonera, ël boton as boton-a nen = "Senza l'asola il bottone non abbottona".
  122. Sensa la botonera, ël boton as boton-a nen = "Senza l'asola il bottone non si abbottona".
  123. Sensa rimpròcc = modestia a parte.
  124. Sensa sòld as fà gnente = "Senza soldi non si fa gnente".
  125. Sent lader a peudo nen dëspojé 'n patanù = "Cento ladri non possono spogliare uno che è nudo".
  126. Sente ij carlevé an sle spale = "Sentire i carnevali sulle spalle". Carnevale è una festa spensierata in cui tutti pensano soltanto a divertirsi. Sentirsene troppi sulle spalle ci fa comunque sentire il peso degli anni.
  127. Sent-se arlamé 'l boton ëd la pansa a fòrsa 'd rije = "Sentire slacciarsi il bottone della pancia a forza di ridere". Quando si ride senza alcun freno inibitorio, tanto che si rischia metaforicamente di vedersi slacciare addirittura il bottone della pancia da un'ipotetica asola che ci tiene ancorati alla serietà e al contegno
  128. Serca l'onor e nen j'onor = "Cerca l'onore e non gli onori".
  129. Sërché 'd pentné n'ariss = "Cercare di pettinare un riccio".
  130. Serché l'aso e esse a caval = "Cercare l'asino ed essere a cavallo".
  131. Serché sinch roe ant un chèr = "Cercare cinque ruote in un carro". Essere perennemente scontenti.
  132. Serne ij pluch adòss a un = parlar male di una persona.
  133. Serne jë spinass = "Vagliare gli spinaci". Di solito l'incarico di scegliere e lavare gli spinaci nei ristoranti viene affidato agli sguatteri: è dunque un compito che non richiede qualità e conoscenze specifiche. Il detto viene dunque utilizzato quando ci si riferisce a un lavoro di poca importanza, poco gratificante.
  134. Servel ëd davanòira = "Cervello da arcolaio", una persona pronta a lasciarsi girare in ogni direzione.
  135. Servisse dë scarpe da Pejran = "Servirsi di scarpe da Pejrano". Pejrano era il nome di un noto barcaiolo del Po che aveva piedi enormi, pertanto il detto indica chi porta un numero di calzature fuori misura.
  136. Set bin a fà la supa: a gava la fam e la sej, a 'mpiniss la pansa, a polida ij dent, a fà deurme, a fè 'mdé dël còrp e a fà vnì la facia colorija = Sette beni fa la zuppa: toglie la fame e la sete. riempie la pancia, pulisce i denti, fa dormire, fa andare di corpo e fa venire la faccia colorita. I pregi di un buon minestrone.
  137. Setà, bujent, an ciaciarand ëd la gent = "Seduto, bollente, chiacchierando della gente". Come si beve il caffé.
  138. Seufre mòrt e passion = "Soffrire morte e passione", soffrire ogni sofferenza-
  139. Sfacià coma n'orinari = "Sfacciato come un orinatoio".
  140. Sguré 'l paireul = "Lucidare sfregando il paiolo". Quando ci si confessa si finisce per ripulire al propria anima dal peccato, proprio come quando si decide si ripulire per bene il paiolo, utilizzato in cucina.
  141. Sguresse j'euj = "Lucidare sfregando gli occhi". Viene usato solitamente quando si vede qualcosa di talmente bello che ci si strofina gli occhi per capire se si tratti di realtà o di una visione. È il tipico detto di quando si ammira una graziosa giovinetta per la quale si prova appagamento ottico.
  142. S'i seve nen còsa dì, sté ciuto = "Se non sapete cosa dire, state zitti".
  143. Sìa benedèt col ch'a l'ha faje 'l pìcol a le cerese = "Sia benedetto chi ha fatto il picciolo alle ciliege".
  144. Sicur a l'é mòrt = "Sicuro è morto". Questa tipica espressione mette subito in guardia dagli eccessi, sottolineandoci che nella vita l'unica certezza è la morte, dunque coloro che ostentano troppa sicurezza è il caso che riflettano un po', palesando magari qualche dubbio.
  145. Signà dal Crist; signà dal cél = che ha un vistoso difetto fisico.
  146. Signesse con doe man = "Fare il segno della croce con due mani". Il segno della croce si fa con la mano destra, tenendo la sinistra protesa verso il cuore. Quindi appare insolito utilizzare tutte e due le mani per segnarsi. In senso metaforico sta praticamente per "ringraziare il cielo per un'insperata fortuna".
  147. S'im buto a fé 'l caplé, la gent a nass sensa testa = "Se mi mettessi a fare il cappellaio, la gente nascerebbe senza testa", un tipo molto sfortunato.
  148. Sinch minute da preuché = "Cinque minuti da parrucchiere". In realtà sono molti di più.
  149. S'it das da ment a collì, it vas pì nen a mëssa = "Se dai retta a quello lì, non vai più a messa", ti fa solo perdere tempo.
  150. S'it l'has frèid ten ël cul ëstrèit = "Se hai freddo, tieni stretto il culo").
  151. S'it l'has nen la scodela neuva, campa nen vìa cola veja = "Se non hai la scodelòla nuova, non gettare via quella vecchia".
  152. S'it l'has tòrt, fà càusa, s'it l'has rason, serca 'd rangela = "Se hai torto, fai causa, se hai ragione, cerca di aggiustarla", esempio di sfiducia nella giustizia.
  153. S'it mange 'd luvin e 't vòlte 'ndré, a j'é d'àutri ch'a mangio la pleuja = "Se mangi dei lupini e ti volti indietro, vedrai altri che ne raccolgono la pelle per mangiarla".
  154. S'it sas nen balé, feste e baj lassje sté = "Se nom sai ballare, feste e balli lasciali stare".
  155. S'it ses ant ël bzogn, prima dj'àutri, va dal povrom = Se sei nel bisogno, prima degli altri, va dal poveretto", considera la situazione di chi è ancora meno fortunato di te.
  156. S'it veule bon-a companìa, va 'nsema a gent ch'a të smija = "Se vuoi buona compagnia, va con gente che ti somiglia".
  157. S'it veule che la providensa at possa, but-te a le bare dël caèt e tira = "Se vuoi che la provvidenza ti spinga, mettiti alle sbarre del carretto e tira".
  158. S'it veule fete mincioné, va da j'amis a caté = "Se vuoi farti ingannare, va dagli amici a comprare".
  159. S'it veule gavete në sgofion, prestje 'd sòld = "Se vuoi toglierti di torno uno scocciatore, prestagli dei soldi".
  160. S'it veule la pas, prepara la guèra = "Se vuoi la pace, prepara la guerra".
  161. S'it veule vive e sté san, dai parent stà lontan = "Se vuoi vivere e stare sano, sta lontano dai parenti".
  162. Sla paciara = "Sul patto". La parola paciara significa transazione e rappresenta una contaminazione del vocabolo latino pacta = patti.e del piemontese capara = caparra.. L'espressione sta ad indicare " per di più", "per soprammercato", "oltre il pattuito".
  163. Slambichesse 'l sërvel = "Lambiccarsi la testa", "spremersi le meningi", cioè pensare intensamente, fare grandi sforzi per capire o escogitare qualcosa, per farsi venire un'idea come il chimico fa attraverso gli esperimenti con l'alambicco.
  164. Slarghé j'ale pì che 'l ni = "Spiegare le ali più che il nido", chi manifesta ambizioni eccessive, al di sopra delle proprie effettive capacità o possibilità.
  165. Slarghé la patanùa = "Allargare la mano". Mano è detta patanùa proprio perché è una delle poche parti del corpo non coperte da indumenti. Unico periodo dell'anno in cui si ammettono eccezioni è l'inverno quando si infilano i guanti. Allargarla è sinonimo in questo caso di porgerla per aiutare qualcuno.
  166. Slarghé le s-ciansòire = "Allargare le saracinesce" dell'acqua. Quando le saracinesche sono completamente aperte, l'acqua arriva in abbondanza nei prati, ma con essa anche sabbia, sassi e detriti vari. È un po' come quando ci lasciamo andare, bevendo in maniera smodata: i nostri freni inibitori si allentano e ci abbandoniamo ad un comportamento disinibito ci cui poi ci vergogneremo una volta sobri.
  167. Slonghé na spana 'd muso = "Allungare una spanna di muso", quando una persona mette o tiene il broncio: in pratica il suo viso si incupisce, diventa tirato dalla fronte al mento.
  168. Smerijé la bija = "Smerigliare la biglia", "tagliare i capelli", visto che per bija nel gergo si intendono anche la testa, l'occhio e il testicolo.
  169. Smija na ramassa vëstìa = Sembra una scopa vestita, tanto è magro.
  170. Smijava, smijava : al pòst d'un bech a l'era na crava = "Sembrava, sembrava, al posto di un caprone era una capra". Un uomo non del tutto virile.
  171. Smijé a la regin-a del Balon = "Assomigliare alla regina del Balon". Regina del Balon era soprannominata a metà dell'Ottocento una povera donna che si aggirava nella zona di Porta Palazzo vestita di stracci di seta a vivaci colori, adorna anche di piume e fronzoli. Esibiva un parasole rosa pallido e in una mano come fosse uno scettro teneva un vecchio frustino. Da allora ha preso corpo questo modo di dire nel descrivere una donna vestita in modo stravagante ma tutt'altro che elegante.
  172. Smijé a un ch'a l'é scapà da ca = "Assomigliare ad uno che è scappato di casa", tutto in disordine.
  173. Smijé e nen esse a l'é coma n'òrdi sensa tesse = "Sembrare e non essere è come un ordito senza tessitura"
  174. Smijé Gesù Crist an cros = Sembrare Cristo in croce.
  175. Smijé 'l ritrat ëd la Sman-a Santa = "Sembrare il ritratto della Settimana Santa", essere triste, ma anche addolorato, afflitto. Simili sono: Avèj na facia da Quarésima = avere una faccia da Quaresima
  176. Smijé la mòrt ch'a marcia = "Sembrare la morte che cammina". Molto magro.
  177. Smijé l'arca 'd Noé = "Sembrare l'arca di Noè", essere in un luogo affollato di persone o di animali di ogni genere.
  178. Smijé na gatamòrta = "Assomigliare ad una gatta morta", una persona falsa.
  179. Smijé na ramassa vestìa = "Assomigliare ada scopa vestita".
  180. Smijé na torna sgiaflà = "Sembrare una torna schiaffeggiata", una persona pallida.
  181. Smijé n'ànima dël Purgatòri = "Assomigliare ad un'anima del Purgatorio",
  182. Smijé n'Arlechin vestì da médich = "Sembrare un Arlecchino vestito da medico", persona che ama vestire in maniera appariscente e vistosa, ma anche con falsa eleganza.
  183. Smijé un caracò = "Assomigliare a un caraco". Il caraco è un'antica giubba da donna, fatta a casacca, semplice e senza guarnizioni in uso nell'ultimo ventennio del XVIII secolo. Già agli inizi dell'Ottocento era passata di moda, tanto da diventare sinonimo di cosa poco elegante e divenire locuzione con il significato di "essere malvestita" ad uso unicamente femminile. La donna del popolo diventava di fatto Caracò e cotin = giubba e sottana..
  184. Smijé un gat pëssià 'nt l'uss = "Sembrare un gatto pizzicato nell'uscio", persona stonata al miagolio d'un gatto sofferente in quanto pizzicato in una porta.
  185. Smijé un pèt ambotijà = "Sembrate un peto imbottigliato", cosa tutt'altro che vigorosa, ma piuttosto, fiacca, molle.
  186. Smijé un pruss buré = "Sembrare una pera butirrosa", una bambina o una ragazza paffutella.
  187. Socio a veul dì padron = "Socio vuol dire padrone".
  188. Sòcio a veul dì padron = "Socio vuol dire padrone". Non fidarsi molto dei soci.
  189. Sòcio dla bira = "Socio della birra", significa socio di taverna, d'osteria e identifica non una vera e propria amicizia, quanto piuttosto una comune inclinazione al divertimento, alla bisboccia.
  190. Soens a j'é pì da tëmme 'l médich che la maladìa = "Spesso c'è da aver più paura del medico che della malattia".
  191. Soens a toca avèj pì paura dël médich che dla maladìa = "Spesso bisogna aver paura più del medico che della malattia".
  192. Sofieje 'l nas a le pùles = "Soffiare il naso alle pulci", fare sottigliezze.
  193. Sofiesse 'l nas con doe pere = "Soffiarsi il naso con due pietre", essere scornato.
  194. Sol come un can = "Solo come un cane", simbolo della solitudine figlia di incomunicabilità e abbandono.
  195. Sòld e ròba a stërmo la gheuba = "Soldi e proprietà nascondono la gobba".
  196. Soma bin ciapà = Siamo "ben presi", peggio di così non si potrebbe! Siamo nei guai fino al collo.
  197. Sòma d'aj = "Soma d'aglio", bruschetta alla piemontese, senza pomodoro, ma soltanto sfregando l'aglio sulla crosta del pane dopo averla cosparsa d'olio d'oliva.
  198. Soma pròpi dal cul! = Siamo proprio "dal culo"!
  199. Son fame doe bale... = Mi sono fatto due palle.... di fronte a qualcosa di noioso ed insopportabile,
  200. Soné 'l piano = "Suonare il piano". Non si possono sbagliare i tasti e le mani devono scorrere sulla tastiera in maniera delicata ed armoniosa. Proprio come quando si deve lavare una pila infinita di stoviglie. L'espressione indica proprio "lavare i piatti".
  201. Soné la crin-a = "Suonare il contrabbasso", il suono che emette chi russa.
  202. Soné la trombëtta = "Suonare la trombetta", la flatulenza.
  203. Soné le ciòche dòp la tempesta = Suonare le campane dopo la tempesta, allarmarsi quando il pericolo è passato. Chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.
  204. Sopaté ij bronzin = "Scuotere le pentole", un pignoramento. Probabilmente l'ufficiale giudiziario scuoteva le pentole per controllare che all'interno non fosse stato occultato qualcosa che non si voleva venisse pignorato
  205. Sopin sopeta = un gioco di un tempo in cui occorreva spostarsi saltellando su una gamba sola. Da qui il modo di dire per indicare una persona con arto menomato e pertanto costretto a spostarsi su un piede solo: da chi semplicemente ha subito un pestone al piede a chi ha l'arto ingessato che non può appoggiare a terra. In una sola parola: zoppicando.
  206. Sorgiss ch'a dà l'eva a doe val a peul nen contenteje tut e doe = "Fonte che dà acqua a due valli non può accontentarle tutt' e due".
  207. Sota l'aqua it treuve la fam, sota la fiòca 'l pan = "Sotto l'acqua trovi la fame, sotto la neve il pane" (il grano).
  208. Sota na lentìa a-i é na bela fìa = "Sotto una lentiggine c'è una bella ragazza"
  209. Sovens chi a l'ha da dé a ciama = "Spesso chi ha da dare chiede": come dire che spesso sono proprio i ricchi che si comportano da poveracci.
  210. Spacé 'l fornel = "Spazzare il camino", una persona, di solito un bambino,.che si sta pulendo il naso con le dita
  211. Sparilié ij set = vaneggiare (paté j'òri).
  212. Spataré na pupila = "Spandere una pupilla", quando si dà un'occhiata a qualcosa, magari di coinvolgente ed interessante.
  213. Speroma ch'it ses nen coma coj ëd la Mora, ch'a diso d'andé e ch'a stan n'ora = "Speriamo che tu non sia come quelli della Morra, che dicono di andare ma che stanno un'ora".
  214. Speroma ch'it ses nen coma coj ëd Rossana, ch'a diso d'andé e ch'a stan na sman-a = "Speriamo che tu non sia come quelli di Rossana, che dicono di andare ma che stanno una settimana".
  215. Spess coma 'l bròd dij gnòch = "Spesso come il brodo dei gnocchi".
  216. Speté che ij cont a dvento marches = "Aspettare che i conti diventino marchesi", aspettare che si realizzi una cosa, o che cresca un conto.se non proprio impossibile, molto improbabile.
  217. Speté e nen vnì, sté cogià e nen durmì, avèj un caval ch'a veuja nen marcé, un servitor ch'a veuja nen ëscoté, esse malavi e non podèj varì, sté a la pòrta d'un ch'a l'ha nen veuja 'd deurbe, avèj n'amis ch'a tradissa, a son còse da meuire = "Aspettare e non venire, stare coricato e non dormire, avere un cavallo che non vuole camminare e un servitore che non voglia ubbidire, essere ammalato e non poter guarire, stare alla porta di uno che non vuole aprire, avere un amico che tradisca, son cose da morire.
  218. Speté la papa fàita = "Aspettare la pappa fatta", espressione rivolta a chi è indolente e manca di iniziativa e si limita ad aspettare la pappa fatta, insomma il cibo pronto su una tavola imbandita. Proprio come chi si siede al ristorante in attesa che lo servano.
  219. Spet-me! = "Aspettami!", per dire "Ora ti sistemo", ma anche "Ora ti prendo".
  220. Spoa nen ant ël poss: it peule avèj dabzògn ëd soa aqua = "Non sputare nel pozzo: potresti avere bisogno della sua acqua".
  221. Sporì come le ciape 'd nòna = "Raggrinzito come le natiche di nonna", persona a cui non mancano le rughe in volto, probabilmente a causa dell'età che avanza, ma anche per descrivere un oggetto a cui non mancano le grinze.
  222. Spòrze la gheuba = "sporgere la gobba": mangiare a sbaffo, mangiare senza pagare.
  223. Spos giovo: còrn e cros; spos vej: catarr e tòss = "Sposo giovane: corna e croce; sposo vecchio: catarro e tosse".
  224. Sproné le scarpe = "Spronare le scarpe", spronarle per farle camminare in fretta.
  225. Spùa mai ant ël poss: it peule avèj da manca 'd soa eva = "Non sputare nel pozzo: potresti aver bisogno della sua acqua".
  226. Spuesse an sle man = sputarsi sulle mani, apprestarsi ad una fatica.
  227. Spussé 'd làit parèj ëd na brinda = "Puzzare di latte come una brenta", una persona che non puzza sicuramente di latte, bensì di vino.
  228. Spussé 'd rat = "puzzare di topo": essere stato in prigione.
  229. Spuva sti nùmer! = "Sputa questi numeri!", come a dire "su parla, che cosa aspetti!".
  230. Sta ciuto! = Sta zitto!
  231. Sta vòlta a l'ha doertà 'l liber = "Questa volta ha aperto il libro": qualcuno ha perso proprio la pazienza.
  232. Stassèira is foma nen cuné = "Questa sera non ci facciamo cullare", non ce ne sarà bisogno per dormire.
  233. Stassi ch'a marcia = fesso che cammina, imbecille.
  234. Sté a la copela = "Stare al crogiuolo". La copela è un crogiuolo a forma di coppa nel quale un tempo si versava il piombo argentifero per ottenere la separazione dei due metalli. ln senso figurato questo detto significa stare alla prova, al cimento, ma anche soppesare il meglio che si ha per appurare se abbia un valore autentico.
  235. Sté a vardé j'arsivòli = "Stare a guardare gli archivolti".
  236. Sté a vardé j'oloch = "Stare a guardare i gufi", avere lo sguardo fisso nel nulla, senza reagire.
  237. Sté alègher con pòch = "Stare allegri con poco", vedere sempre il lato positivo.
  238. Sté an sle croste = "Stare sulle coste", scroccare, disturbare.
  239. Sté an sl'uje = "Stare sugli aghi" = Stare sulle spine.
  240. Sté asi e pasi = "Stare agio e calmo", colui che sta quieto e tranquillo quando gli altri si affannano.
  241. Sté con l'euli sant an sacòcia = "Stare con l'olio santo in tasca". Chi si porta appresso una boccetta di olio santo è perché teme che qualcuno possa morire da un momento all'altro e non vuole rinunciare a dare l'estrema unzione. In senso metaforico è riferito a chi teme sempre il peggio, prende continue cautele e si premunisce all'eccesso.
  242. Sté da pocio = "stare da nespola": stare benone.
  243. Sté da pola = "stare da pollastra", ossia "star bene".
  244. Sté daré dla cioènda = "Stare dietro la siepe". C'era sempre qualcuno che si nascondeva dietro ad una di queste siepi per origliare le beghe del vicinato: era questo il massimo del gossip consentito. In senso figurato viene usato nei confronti di chi osserva e curiosa senza farsi vedere.
  245. Sté lì 'ndé dì = "stare lì andare dire": stare a cavillare, stare a recriminare, stare a criticare, stare a polemizzare, etc... Di solito nella frase a l'é inutil ste lì 'ndé di .... oppure stoma nen lì 'ndé dì ..... è inutile stare a recriminare... oppure non stiamo a criticare ...).
  246. Stende la lëssìa = "Stendere il bucato dei panni bianchi". Oltre al significato letterale, questo modo di dire viene usato anche per la prostituta che si vende ed è palese il collegamento con le lenzuola stese, pertanto messe in vista.
  247. Stërmé tut parèj dle berte = "Nascondere tutto come le gazze", coloro che tendono a occultare ogni cosa.
  248. Stimé un come la sòla dle scarpe = "stimare uno come la suola delle scarpe", non apprezzarlo.
  249. Stivalin dëscobi = "Stivaletto spaiato", persona vestita senza gusto, proprio come chi infilarsi due calzature spaiate o molto strane.
  250. Sto cit a pissa coma na grondan-a = "Questo bambino piscia come una grondaia".
  251. Stòmi da prassà = "Stomaco da sassata". Chi può mangiare di tutto in quantità esorbitanti senza piegarsi in due si dice che abbia uno stomaco di pietra che in piemontese diventa addirittura a prova di "sassate".
  252. Stonà come na ciòca rota = "Stonato come una campana rotta", una persona stonata.
  253. Stopa 'l cess e tira l'eva! = "Chiudi il cesso e tira l'acqua!", si dice all'interlocutore di chiudere la bocca. paragonandola a un gabinetto e di tirare l'acqua, cioè tacere.
  254. Straca gelosìe = "Stanca persiane". Chi sta continuamente dietro alle finestre a sbirciare gli altri, finisce metaforicamente parlando, per diventare noioso alle stesse persiane: di qui l'espressione che sta per voyeur, curioso o impiccione.
  255. Straca nen! = "Non stancare" con la tua insistenza, non rompere!
  256. Strassà come un làder = "Stracciato come un ladro". In origine il paragone era con Làzer, cioè il Lazzaro, mendicante coperto di cenci di cui narra Luca nel suo Vangelo.. A causa della somiglianza fonetica il Làzer è diventato làder.
  257. Strèit ëd man = stretto di mani, avaro.
  258. Strense la corèja = "Stringere la correggia". Questa espressione ha almeno una doppia interpretazione: quella più comune corrisponde a stringere la cinghia e pertanto fare la fame, ma anche concludere un affare in maniera positiva e duratura, come un carico assicurato da una solida correggia di cuoio.
  259. Strìsol come un brichèt = "Mingherlino come un, fiammifero", essere magro.
  260. Stropiene des, massene quatòrdes = "Storpiarne diecxi, ammazzarne quattordici", fare il gradasso.
  261. Studié ij nùmer = "Studiare i numeri", essere soprappensiero.
  262. Sù cola-lì a l'é passaje San Giusep = "Su quella lì è passato San Giuseppe" con la sua pialla: è senza rotondità.
  263. Subiòla = Zufolo. Con questo termine si indica oltre allo zufolo anche l'atto masturbatorio maschile e come epiteto persona di poco valore, minchione.
  264. Subrich d'erbe amere = "Crocchetta di erbe amare", Il subrich è la tipica crocchetta piemontese che si prepara con le patate bollite impastate con parmigiano, tuorlo d'uovo e farina. La voce subrich viene usata anche per designare una persona permalosa.
  265. Such = Ceppo. Uno zotico o una persona dalla testa dura.
  266. Sudà sota la lenga = "Sudato sotto la lingua", sa solo parlare.
  267. Sudé a gené = "Sudare a gennaio" per una causa diversa dal caldo...
  268. Supin ëd mare badëssa = "Piccola zuppa della madre badessa", un'abbondante porzione di cibo.