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Ultimo commento: 18 giorni fa, lasciato da Pcastellina in merito all'argomento La fiera delle Vanità nella letteratura posteriore
La fiera delle Vanità nella letteratura posteriore
[modifiché]Il capitolo "La fiera delle Vanità" (Vanity Fair) de Il pellegrinaggio del cristiano di John Bunyan ha ispirato molti autori e pensatori successivi, sia per il titolo che per il simbolismo di una società corrotta e superficiale. Ecco alcuni dei più significativi:
- William Makepeace Thackeray – Il romanzo Vanity Fair: A Novel Without a Hero (1848) è uno degli esempi più diretti di questa influenza. Thackeray scelse questo titolo per rappresentare l’ipocrisia e la vanità della società vittoriana, rifacendosi all’ambientazione allegorica e critica di Bunyan. Come nell'opera di Bunyan, il libro di Thackeray mette in luce le ambizioni e l’egoismo della borghesia dell’epoca, mostrando una società in cui la moralità è spesso sacrificata per il potere e il successo personale.
- Nathaniel Hawthorne – L’opera di Hawthorne è profondamente influenzata dalla visione puritana del peccato e della moralità, e sebbene non usi direttamente il titolo Vanity Fair, l’influenza di Bunyan si riflette nella sua rappresentazione delle tentazioni mondane. Nella raccolta di racconti The Scarlet Letter e in altre opere, Hawthorne esplora i temi della vergogna pubblica e della condanna morale che richiamano l'ambiente della "fiera delle vanità".
- T.S. Eliot – In poesie come The Waste Land, Eliot richiama l’immagine di un mondo moderno vuoto e corrotto, in linea con la visione pessimista della “fiera delle vanità” di Bunyan. Anche se Eliot non si rifà direttamente al capitolo, il senso di vuoto e disperazione nella società è profondamente simile.
- Aldous Huxley – Il romanzo Brave New World affronta il tema dell'eccesso di edonismo e consumismo. Anche qui, benché l'opera non richiami esplicitamente Bunyan, l'idea di una società votata alla vanità e alla superficialità ha radici simili.
- William Golding – In Lord of the Flies, la discesa nella barbarie dei ragazzi naufraghi riflette una sorta di “fiera delle vanità” in cui gli impulsi più bassi e l’assenza di valori morali dominano. Anche Golding, pur non menzionando esplicitamente Bunyan, attinge dall'idea della corruzione della società e della perdita di valori morali.
- Kurt Vonnegut – In God Bless You, Mr. Rosewater, l’autore esplora la superficialità e l’avidità della società americana, alludendo al simbolismo di Vanity Fair come rappresentazione di una società materialista e spietata. Anche qui, lo spirito della “fiera delle vanità” emerge nella critica alla società contemporanea.
Oltre a questi autori, il concetto di “Vanity Fair” si è consolidato come metafora ricorrente nella cultura moderna per descrivere il lato superficiale e materialistico delle società occidentali. Pcastellina (ciaciarade) 10:43, 4 nov 2024 (CET)