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Fernanda Pagani/Du amis/Due amici

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Artorn


DUE AMICI

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Denci (diminutivo di Gaudenzio) era il nome di mio nonno ed è proprio di lui che voglio scrivere. Mio nonno non era di Novara, la mia città, ma abitava in un paese in collina. Avrà influito il nome che portava ma era proprio devoto a San Gaudenzio e diceva che era il suo protettore anzi, di più, il suo amico in Paradiso. Da circa una trentina d’anni il 22 gennaio, festa patronale di San Gaudenzio, il nonno e la nonna non avevano mai mancato di venire a Novara a trovare mia mamma (loro figlia) che abitava proprio vicino alla Basilica del Santo. Era la vigilia della Festa di san Gaudenzio del 1983 quando il nonno – che alle funzioni del Santo era sempre andato da solo – mi ha chiesto se la mattina dopo l’avrei accompagnato, perché in terra c’era un po’ di neve e, anche se si sentiva sano e vispo come un pesce, i suoi 95 anni erano prossimi a compiersi. Io mi sono sentita onorata e la mattina dopo, puntuale, per le dieci, ero a casa di mia mamma. Il nonno già pronto mi aspettava: tutto ben sbarbato, indossava un vestito marrone di stoffa pregiata, sotto la giacca una camicia bianca a righine sottili noisette e la cravatta in tinta. Sopra un cappotto color cammello scuro e in tasca l’inseparabile scatoletta di «Toscanelli», i suoi sigari preferiti, in testa un «Borsalino» un poco datato.

Così ci siamo avviati al corteo dei Fiori, la processione che parte dal Comune per arrivare in basilica, e abbiamo partecipato a tutta la funzione in chiesa. Finita la Messa ci siamo messi in fila per salire la scala ripida che porta allo scurolo. Sopra il nonno ha adempiuto a tutte le sue devozioni e dietro l’urna ha dato alle beghine il cappello da far benedire e poi si è inginocchiato su di un piccolo banco lì vicino a pregare con il capo fra le mani. Siamo poi scesi in chiesa e lì ha acceso una candela e invece di farsi il segno della croce, ha fatto ciao con la mano a San Gaudenzio. Io ho pensato fosse colpa dell’età. appena arrivati fuori dalla porta della basilica, svelto svelto il nonno tira fuori un sigaro e lo accende, poi mi guarda e mi dice: «Il patto è suggellato». Io lo guardo esterrefatta e gli domando: «Ma che patto, nonno?!», e lui con un sorriso malizioso: «Lo dico solamente a te: io tutti gli anni faccio un patto con San Gaudenzio... prometto di venire tutti gli anni a trovarlo per la ricorrenza della sua festa e Lui mi protegge per tutto l’anno; e per suggellare il patto, a Lui accendo una candela e a me un sigaro... così anche per quest’anno il patto è fatto», ed io: «Bravo, nonno!!!», poi a braccetto ci siamo avviati verso casa; ma prima ha comprato una fila di marroni dei migliori. L’anno successivo era tempo che venissero a Novara per le festività di San Gaudenzio, ma la nonna aveva preso l’influenza con febbre e così dovettero rimanere al paese. Pazienza... L’anno, bene o male, passava anche se i malanni, vista l’età, aumentavano tutti i giorni e il nonno non era proprio più vispo come un pesce. per le feste di Natale, che abbiamo trascorso tutti insieme al paese, la nonna mi ha chiamato da parte e mi ha detto che era proprio preoccupata per il nonno, che faceva finta di niente, ma non era in buona salute ed era privo d’energie...

Prima di partire ho salutato il nonno: «Ci vediamo a Novara per San Gaudenzio!» e lui: «Mah?!». Gli ho dato un bacio e sono venuta via. Quando si mette il destino... e il valore di un patto... La mattina del 3 gennaio del 1985 ho ricevuto una telefonata da mia zia – che abitava vicino ai nonni – e mi avvertiva che il nonno si era sentito male e il medico gli aveva pronosticato poche ore di vita. Sono partita subito, quando sono arrivata ho preso la mano di mio nonno e gli ho detto: «Forza nonno». Lui mi ha fatto un sorriso malizioso e... ha reso l’anima al Signore. Dopo il primo momento di sconforto, la nonna ha preso dal guardaroba il vestito marrone di stoffa pregiata, la camicia bianca a righe sottili noisette e la cravatta in tinta e abbiamo vestito il nonno per l’ultimo viaggio. Io ho aperto il cassetto del comodino per prendere la corona del rosario da mettergli in mano e vicino... era lì: una scatoletta con la scritta «Toscanelli»; dentro ce n’erano due. Senza farmi notare da nessuno glieli ho messi nella tasca della giacca e ho pensato... che arrivato in Paradiso, seduti su una nuvola bianca lui e San Gaudenzio avrebbero fumato i sigari insieme, come due amici...