Lenga piemontèisa/Linguistica piemontese/Compendio/Origine delle lingue romanze

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L’origine delle lingue romanze e del latino volgare[1][modifiché]

E' dalla frammentazione politica, economica e linguistica del territorio europeo che nascono le premesse per la nascita delle cosiddette lingue neolatine e romanze da cui derivano alcune lingue moderne (italiano, francese, spagnolo, portoghese, rumeno). Queste lingue appartengono ad un'unica famiglia, in quanto hanno comune derivazione dal latino, Si dicono romanze traendo spunto dall'espressione latina "romanice loqui" < parlare come i romani >. Il latino volgare, ormai trasformatosi sensibilmente dall’incremento dei parlanti, viene avvertito come un'entità linguistica nuova, ormai molto diversa dalla lingua scritta dell'età romana.

La presa di coscienza di impiegare uno strumento comunicativo nuovo avviene in tempi diversi da zona a zona. In generale comunque è nel IX secolo ( tra l'800 ed il 900 d.C. ) che emerge la consapevolezza di utilizzare nuovi idiomi.

La prima testimonianza del nuovo fenomeno si ha nell' 813 con il Concilio di Tours, al tempo del Sacro Romano Impero di Carlo Magno, quando esplicitamente si prende atto dell'esistenza di due lingue con opposte finalità comunicative.

Il Concilio di Tours, voluto da Carlo Magno, si tenne nell'anno 813 a Tours ed è considerato l'atto ufficiale di nascita delle lingue romanze. Durante i lavori conciliari i vescovi presero atto delle autonomie linguistiche neolatine, le lingue volgari, e ricorsero alla prima attestazione del termine romana (romana lingua, da cui il termine "romanza" nel senso di lingua derivata dal latino) per riferirsi alla lingua comunemente parlata all'epoca in Gallia, in opposizione alla lingua germanica parlata dai Franchi invasori. In definitiva, il Concilio stabilisce che, mentre l'omelia rimaneva in latino, la predicazione debba avvenire in RUSTICAM ROMANAM LINGUAM (i volgari romanzi) AUT THIOTISCAM (le lingue germaniche).

Questa nuova formula è un dettame che dà legittimità alle lingue volgari, e quindi ne modifica non la diffusione ma lo status.

Di fronte al peggioramento della preparazione culturale del clero, il Concilio stabilisce che bisogna restaurare un latino corretto destinato alla comunicazione tra gli alti ranghi della gerarchia politica ed ecclesiastica. Del resto i chierici (i religiosi) dovranno farsi capire dalle masse analfabete, quindi tradurre le loro prediche nella lingua romana rustica o nelle parlate tedesche.

Un altro documento che testimonia la percezione della nascita di nuovi idiomi ormai tra loro differenti, capaci di connotare ampi gruppi etnici, è il Giuramento di Strasburgo (842) effetuato tra i figli di Carlo Magno, Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico. Nell'atto di suddividersi l'impero essi impiegano le lingue dei due popoli che governano (l'antico francese e l'antico tedesco) in modo da farsi capire dal proprio esercito. Quindi il giuramento fu ripetuto da ognuno nella lingua dell'altro in modo da impegnarsi presso la controparte. Infine i due eserciti giurarono ognuno nella propria lingua.

Nota[modifiché]

  1. Tratto da la pagina web, costruita in laboratorio multimediale dagli alunni della classe 3^A Mercurio dell'ITCG CAVOUR è liberamente tratta dal manuale in uso nella classe: A.R. Guerriero, N. Palmieri, E. Lugarini, PRISMA, La letteratura dalle origini alla fine del Quattrocento).