Lenga piemontèisa/Linguistica piemontese/Compendio/Introduzione
Breve preliminare sulla scrittura
[modifiché]Cos’è la scrittura (o segno grafico)
Scrittura è l’esprimere concetti o suoni con elementi visibili predisposti in una serie, mobili o composti secondo norme determinate.
Materie di studio sono:
fonetica: studio dei suoni di una lingua e della loro articolazione.
fonologia: scienza che studia la grammatica di una lingua.
Etimologia: scienza che studia l’origine e la storia delle parole di una lingua.
(logia : parola dotta greca = discorso, ciò che è detto).
Introduzione
[modifiché]Perché studiare il dialetto o una lingua cosiddetta minore come il piemontese?
I motivi sono molteplici e tutti validi.
Perché attraverso lo studio delle parlate ancestrali apriamo la mente alla conoscenza del nostro passato, delle nostre radici e il piemontese ha radici molto antiche.
Perché nella parola, o nel semplice nome dato a una cosa qualsiasi, sono racchiusi i più intimi segreti della storia di un popolo.
Perché nella ricerca etimologica di antiche parole si svelano le diverse origini, i cambiamenti, il loro significato, il percorso della vita nel tempo.
Infatti, uno dei legami più importanti che uniscono fra loro gli uomini appartenenti a una comunità o a uno stesso popolo è la lingua, i cui aspetti lessicali, morfologici, strutturali sono in continua evoluzione.
Purtroppo il dialetto, in particolare in questo nostro tempo d’incomprensioni e confusioni sul concetto d’identità, è spesso sfruttato di particolarismi il cui valore intrinseco appare per molti aspetti, mal riposto.
Questa riflessione ha portato a un’indagine approfondita che ha avuto lo scopo di dare una valutazione il più possibile obiettiva nel nostro modo di intendere il dialetto. Una valutazione che all’esame della Comunità Europea ha dato un esito più che favorevole, elevando il dialetto di molte Regioni al rango di lingua: vedi il piemontese.
D’altra parte la moderna socio-linguistica ha chiaramente definito la differenza tra lingua e dialetto; una differenza quantitativa, certo non qualitativa.
Inoltre non dimentichiamo che per la classificazione delle culture, l’indagine linguistica sulle lingue regionali, si è rivelata lo strumento che ha permesso di risalire a forme di pensiero molto antiche, conseguenze utili per la conoscenza di comunità di cui poco si conosce sul piano storico e microstorico.
Una minaccia costante sono i mass-media, le televisioni e i vari mezzi di comunicazione mobile che si esprimono e divulgano un linguaggio intollerabile, inaudito e i ragazzi, i giovani, metabolizzano non parole ma modelli deformi d’immagini vocianti che propongono solo slogan e metafore.
È un metodo perseguito da abili manipolatori, responsabili della pianificazione e appiattimento culturale in atto.
Uno degli effetti più deleteri è la retrocessione dei dialetti; esso va inteso “come parte di un processo generale con cui le classi dominanti cercano di mantenere la loro posizione di predominio”, ed è una politica sottilmente subdola; si veda oggi l’uso smodato e improprio della lingua inglese.
In questa situazione è giustificato che i dialetti o le lingue minori, diventino lo strumento di rivalsa per le classi “dominate” e che attraverso la loro originalità etnolinguistica oppongano e confermino la differenza e la tutela della loro cultura.
Quindi stiamo attenti e non lasciamoci ingannare, impariamo a parlare e scrivere un bell’italiano ma il piemontese è la nostra lingua ancestrale parlata e scritta da oltre settecento anni, durante i quali ha subito crisi, rinascite e modificazioni, sempre modellandosi nel tempo secondo le situazioni politiche e i travagli di una regione la cui capitale, Torino, (non dimentichiamolo) è stata la prima capitale del Regno d’ Italia. Un dato storico: la capitale fu poi spostata e Firenze per soli sei anni (dal 1865 al 1871), in attesa della liberazione di Roma.
In conclusione, tanto per chiarezza, noi non siamo dei nostalgici aggrappati a valori superati o inattuali, ma dei realisti conservatori che vogliono riscoprire e tutelare l’incomparabile patrimonio culturale custodito nell’origine delle parole e nelle loro molteplici, straordinarie sfumature.